Gran parte della distanza tra politica e cittadini non nasce dal disaccordo, ma dalla difficoltà di capire.
Leggi, piani, riforme, delibere: la maggior parte della comunicazione istituzionale parla un linguaggio che pochi conoscono.
Non per mancanza di interesse, ma per asimmetria informativa — il divario tra chi possiede le informazioni e chi dovrebbe beneficiarne.
In comunicazione politica, il compito non è semplificare la realtà: è renderla accessibile.
Tradurre il linguaggio tecnico in linguaggio civile non significa banalizzare: significa restituire potere cognitivo alle persone.
Dal linguaggio della policy a quello della percezione
Ogni testo politico nasce in un contesto tecnico — tabelle, commi, procedure — ma viene ricevuto in un contesto umano.
Il linguaggio della policy descrive; il linguaggio della percezione spiega.
Saperli collegare è ciò che distingue una comunicazione burocratica da una comunicazione politica.
Esempio:
- Linguaggio tecnico: “Approvata la misura di efficientamento energetico per gli edifici pubblici.”
- Linguaggio accessibile: “Da quest’anno scuole e ospedali consumeranno meno energia e costeranno meno ai cittadini.”
Lo stesso contenuto, due mondi cognitivi diversi.
La struttura “concetto → impatto → metafora”
Per tradurre il linguaggio tecnico in modo efficace, usa una sequenza logica semplice e verificata:
1. Concetto — Cos’è successo
Spiega in una frase cosa prevede la misura o la decisione, in termini neutri.
“Abbiamo approvato una norma che accelera la costruzione di nuovi asili nido.”
2. Impatto — Cosa cambia per le persone
Collega subito il concetto all’esperienza concreta.
“Questo significa che più famiglie potranno iscrivere i figli vicino casa, senza liste d’attesa.”
3. Metafora — Come visualizzarlo
Usa un’immagine o un esempio familiare per rendere la misura memorabile.
“In pratica, un nuovo asilo ogni 20.000 abitanti entro il 2026.”
In tre righe, hai trasformato un provvedimento tecnico in un messaggio chiaro, concreto e visualizzabile.
Tecniche di riscrittura accessibile
- Taglia il lessico astratto: parole come “attuazione”, “strumenti normativi”, “interventi integrati” appartengono al linguaggio dei documenti, non dei cittadini.
- Spiega il perché prima del come: le persone non hanno bisogno dei dettagli tecnici, ma della logica che li giustifica.
- Evita l’eccesso di dati: scegli un numero chiave, quello che rappresenta il cambiamento.
- Usa frasi brevi e verbi d’azione: “Riduciamo i tempi”, “Semplifichiamo le procedure”, “Rendiamo più veloce…”
- Visualizza il beneficio: “risparmiare tempo”, “avere più spazi”, “evitare code”, “pagare meno”.
Ogni parola deve tradursi in un’immagine mentale: se il lettore riesce a “vedere” la misura, l’ha capita.
L’importanza della voce che spiega
Chi traduce linguaggi tecnici deve anche incarnare uno stile coerente: calmo, didattico, autorevole ma non distante.
Il tono giusto è quello del buon traduttore civico: spiega senza semplificare, accompagna senza giudicare.
Nei video e nei post, la voce e il ritmo contano quanto il testo.
Una pausa di due secondi prima del concetto chiave aiuta più di mille grafici.
Verificare la chiarezza percepita
Non basta “semplificare”: bisogna testare se il messaggio è davvero comprensibile.
Puoi farlo con strumenti semplici:
- Sondaggi flash: “Questo contenuto ti è chiaro?”
- Test A/B tra versione tecnica e versione narrativa.
- Focus su domande ripetitive nei commenti: se diminuiscono, la chiarezza è aumentata.
KPI per misurare l’efficacia della traduzione comunicativa
- Chiarezza percepita nei sondaggi — percentuale di persone che dichiara di aver compreso il contenuto senza spiegazioni aggiuntive.
- Diminuzione di domande ripetitive — calo delle richieste di chiarimento nei commenti o nei messaggi diretti.
- Aumento del tempo medio di lettura o visione — segnale che il pubblico ha trovato il contenuto fruibile.
La comprensibilità come forma di rispetto
Rendere un linguaggio politico accessibile non è un esercizio di stile, ma un atto democratico.
Ogni cittadino ha diritto di capire ciò che lo riguarda, senza intermediari né codici da decifrare.
In un’epoca di parole complicate e fiducia fragile, la chiarezza è la forma più concreta di responsabilità pubblica.